La solidarietà non è un reato

Colpisce la notizia dei nuovi arresti in Italia di persone impegnate nella raccolta di fondi e nell’invio di aiuti umanitari destinati a Gaza e al popolo palestinese.

Colpisce che una parte dell’impianto accusatorio si basi su documentazione prodotta dal governo di Israele, lo stesso governo che ha adottato misure legislative volte a criminalizzare l’azione umanitaria colpendo deliberatamente chi, come l’UNRWA, opera a tutela della popolazione civile.

Colpisce il fatto che l’Italia non solo non abbia messo in atto misure per contrastare il genocidio in Palestina, come richiesto dalla CIG, ma continui a cooperare con Israele e a legittimare dispositivi repressivi costruiti sulle fonti e sugli interessi di una potenza occupante accusata di genocidio.

Il quadro complessivo è ormai evidente. Prima si bloccano i conti e gli aiuti umanitari, poi si criminalizza:
chi scende in piazza ed esercita il diritto di protesta e di sciopero,
chi denuncia i crimini di uno stato genocida,
chi tenta di fare arrivare aiuti.

Nella stessa direzione va il disegno di legge che, riprendendo la controversa definizione sull’antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), equipara la critica alle politiche dello Stato di Israele all’antisemitismo.

L’obiettivo è chiaro: esportare in Europa il modello di repressione israeliano e spezzare la solidarietà crescente con il popolo palestinese.
A questo tentativo occorre rispondere con fermezza, rendendo la solidarietà visibile, collettiva e non negoziabile. Difenderla oggi significa difendere i diritti umani, il diritto internazionale e la stessa possibilità di dissenso democratico.

Per questo, per noi, tacere non è un’opzione.
 
BDS ITALIA